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Nel gennaio 1945, mentre ormai stava finendo la seconda guerra mondiale, si spegneva a Mosca, nell’Unione sovietica, Vladimir Vernadski, che ben a ragione si può considerare uno dei padri fondatori dell'ecologia.
Il suo testamento spirituale, in un certo senso, è un articolo intitolato: “La biosfera e la noosfera”, apparso negli Stati uniti nella rivista “American Scientist”, proprio nello stesso gennaio 1945, a riprova del prestigio mondiale di questo scienziato russo Vernardski era nato nel 1863 a San Pietroburgo, nella Russia zarista e crebbe in uno stimolante ambiente intellettuale; il padre era professore di economia, lo zio Korolenko era un appassionato di astronomia e di scienze naturali. I primi interessi di Vernadski furono rivolti alla geologia e allo studio dei minerali di importanza economica per la Russia.
Dopo la scoperta della radioattività naturale, agli inizi del 1900, Vernadski si rese conto dell'importanza dei minerali radioattivi e organizzò varie campagne per la ricerca di giacimenti di radio, uranio e torio, e si fece promotore della creazione di musei geologici e scientifici.
Il passo dalla geologia alla biologia fu breve e Vernadski si mise a studiare la chimica degli "involucri geologici" della superficie del globo; i suoi interessi successivi furono rivolti alla chimica della materia vivente, tema che approfondì durante una lunga permanenza di studio a Parigi dal 1921 al 1926.
In questo periodo Vernadski elaborò e sviluppò il concetto di biosfera, a cui dedicò un libro scritto in russo nel 1926, e pubblicato, in una versione più ampia, a Parigi nel 1929.
A Parigi incontrò, fra molti altri intellettuali, il padre gesuita Theilard de Chardin (1881-1955), il grande paleontologo che stava sviluppando il concetto di noosfera, intesa come la parte del pianeta modificata dal pensiero umano in una continua evoluzione e ai rapporti fra biosfera e noosfera Vernadski dedicò appunto il saggio prima ricordato, apparso in America. Vernadski si dedicò a lungo alle trasformazioni anche negative della biosfera dovute all'azione dell'umanità "civilizzata"; fu uno dei primi a descrivere le alterazioni di origine antropica del ciclo del carbonio, pochi anni dopo che lo svedese Svante Arrhenius (1857-1927) aveva intuito, nel 1896, che un aumento della concentrazione dell'anidride carbonica nell'atmosfera può provocare --- per quello che oggi chiamiamo "effetto serra" --- un aumento rapido e irreversibile della temperatura media del pianeta.
Vernadski spiegò il meccanismo con cui un sottile strato di ozono a 20-30 chilometri di altezza filtra la radiazione ultravioletta solare nociva per la vita.
Vernadski non era legato al governo comunista ma durante il periodo comunista continuò i suoi studi, pubblicò libri e articoli, fu membro di accademie scientifiche e fu apprezzato e onorato nel suo paese, come ha anche messo di recente in evidenza una ampia biografia, apparsa negli Stati uniti.
Una traduzione italiana, purtroppo parziale, dell'edizione francese del 1929 del libro fondamentale di Vernadski, col titolo: "La biosfera", e il sottotitolo: "Breve introduzione al concetto-chiave della moderna 'ecologia planetaria': il globo terrestre inteso come sistema vivente unitario" è stata pubblicata dalle Edizioni Red di Como nel 1993. Il libro è preceduto da una lunga introduzione di Jacques Grinevald nella quale viene anche ricostruita una interessante pagina della vita intellettuale e scientifica nell'Unione sovietica nel periodo staliniano. Più recentemente, nel 1999, l’editore Sellerio di Palermo ha pubblicato una ampia raccolta di saggi di Vernadski col titolo: “La biosfera e la noosfera”, con una introduzione di Davide Fais.
Vernadski mise le sue conoscenze scientifiche al servizio della sua patria; fece parte, sia nel periodo zarista sia in quello sovietico, di speciali commissioni per lo studio delle forze produttive; identificò e descrisse le risorse naturali, agricole, forestali, minerarie della Russia e, fra l’altro, intuì le prospettive di produzione di energia dalla trasformazione degli elementi radioattivi; già nel 1922 si era chiesto: l’uomo saprà disporre della forza atomica servendosene a fin di bene e non per l’autodistruzione ?. La ricerca di una sintesi fra biologia e geologia portò Vernadski, negli anni trenta del Novecento, all’elaborazione di una visione “biogeochimica” della Terra; con questo titolo pubblicò, in russo e in francese, un importante libro che propone quella unificazione delle scienze biologiche e geologiche che è alla base dell’ecologia moderna Vernadski è ricordato con orgoglio in Russia; in suo onore sono stati emessi francobolli, a lui sono intitolati premi, istituti scientifici, strade in varie città russe e una stazione della metropolitana di Mosca.
Direi anzi che l’attenzione per l’opera di Vernadski sta aumentando, a sessant’anni dalla sua morte, in tutto il mondo, e finalmente anche in Occidente, forse proprio davanti alla constatazione che egli ha intuito con decenni di anticipo fenomeni, come i mutamenti climatici di origine antropica, di cui stiamo conoscendo oggi le sgradevoli conseguenze.