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Biobio-tra-le-VERDUREA dieta. L' ex presidente rinuncia agli adorati hamburger, alle patatine e anche a uova e latticini

dal Corriere della Sera 21.8.2011

Mangerà solo frutta e verdura. «Non voglio morire d' infarto» L' aiuto di Chelsea Fondamentali le pressioni della figlia Chelsea: voleva un padre un po' meno gonfio Obiettivo 84 chili A 65 anni, l' ex inquilino della Casa Bianca intende tornare al peso che aveva all' età di 13 anni

NEW YORK - Non ci ha ripensato, come l' attrice Angelina Jolie che è tornata alla bistecca. Nessuna ricaduta nei piaceri della carne (almeno nel senso del barbecue). A 65 anni compiuti l' altro ieri, Bill Clinton ha tagliato anche quel poco di pesce che si concedeva un anno fa, quando si aggirava tra gli invitati al matrimonio della figlia Chelsea (vegana convinta) predicando le virtù della cucina vegetariana. Un altro passo: l' ex presidente si è proclamato per la prima volta «vegano» (niente uova, latticini, pochissimo olio) nell' intervistona tv con il dottor Sanjay Gupta, il chirurgo star della Cnn passato nel giro di una settimana dalle pance vuote della Somalia al frigorifero pieno di casa Clinton. Che ormai contiene solo vegetali: verdura, frutta, piselli, latte di mandorla. «Mi piacciono le cose che mangio oggi», dice lui proclamando di essere più in forma che mai: «Gli esami del sangue sono buoni, ho perso altri dieci chili. Che ci crediate o no sento di avere più energia». L' obiettivo personale è tornare a 84 chili, il suo peso a 13 anni.

E poi c' è la campagna della Clinton Foundation per promuovere un' alimentazione più sana in 12 mila scuole. È una questione di cuore più che di linea (anzi, se è per questo, su Internet c' è chi trova il Clinton più asciutto anche più brutto). Nel 2004, a 58 anni, gli hanno messo quattro bypass. «Sono stato fortunato, potevo morire d' infarto», ha detto Clinton al dottor Gupta. Dopo l' intervento ha seguito la cosiddetta dieta South Beach (che fa differenza tra grassi «buoni» e «cattivi») ma i problemi di cuore non sono finiti. L' anno scorso, di ritorno da una missione nella terremotata Haiti, Bill si è dovuto sottoporre a un' altra operazione: servivano due stent per aprire una delle solite vene che era diventata «molto brutta». A quel punto «ho capito che stavo giocando alla roulette russa. Dovevo passare a un cambiamento radicale».

Da solo forse non ce l' avrebbe fatta. Clinton adora gli hamburger, il pollo fritto, le patatine unte e bisunte. Una volta nel New Hampshire in campagna elettorale lo beccarono mentre si sbafava una dozzina di doughnuts . Durante il jogging con le guardie del corpo era capace di fare una sosta per rifiatare (però da McDonald' s). Cosa è cambiato? Nella svolta vegana ha giocato la paura di restarci secco. E il pungolo della figlia Chelsea: voleva un padre che la portasse all' altare un po' meno gonfio. E poi il pressing dei medici che Hillary gli aveva già messo alle costole (allo stomaco) quando arrivarono alla Casa Bianca nel ' 93. Già allora Dean Ornish, direttore dell' Istituto di Medicina Preventiva a Sausalito, California, cominciò a introdurre in cucina - tra la panna e gli hamburger - un po' di tofu, qualche salmone con le verdure. Impresa dura: a un check-up nel 1999 si scoprì che Bill era aumentato di 10 chili rispetto a due anni prima. Uscì dalla Casa Bianca nel 2001 e non smise di ingrassare. Nella sua voracità c' era anche l' alibi del fatalismo (storia familiare di deboli coronarie). Ornish ricorda di avergli parlato a muso duro l' anno scorso: «Devi capire che i tuoi geni non indicano necessariamente il tuo destino». Alla svolta «solo vegetale» ha contribuito anche il dottor Caldwell Esseistyn, che dirige il programma di prevenzione cardiovascolare al Cleveland Clinic Wellness Institute. E se alla fine dell' anno prossimo Hillary si ritirerà davvero dalla politica, dopo quattro anni in giro per il mondo come Segretario di Stato, Bill avrà una guardiana in più (forse) a controllargli il frigo.

Michele Farina

 

Biobio-tra-le-VERDURELA DIETA VEGETARIANA CONTRO CALDO E CAMBIAMENTI CLIMATICI

Un’idea per un Ferragosto alternativo: la lancia Gaia Animali & Ambiente Onlus, che propone una grigliata vegetariana: sana, gustosa, nutriente e originale, ma soprattutto fresca, leggera ed ecosostenibile.

L’associazione Gaia ha infatti predisposto, in collaborazione con Diamoci La Zampa Onlus, un ricettario vegetariano per scoprire nuovi sapori (e difendersi dal caldo) durante l’abbuffata ferragostana.

“Niente di meglio, per il Ferragosto, che la classica, sana dieta mediterranea. Anzi, meglio ancora la dieta vegetariana: verdure alla griglia e frutta, primi piatti freddi e freschissime insalatone verdi: da quelle tradizionali a quelle a base di farro o orzo”, spiega Edgar Meyer, presidente di Gaia.

I primi piatti freddi sono nutrienti ma leggeri: dalla pasta fredda, condita non con ragù ma con verdurine tagliate, al riso o cous cous freddo, guarniti con pomodorini, cetrioli, piselli, mais, menta e limone. Senza dimenticare gli squisiti tortini ai funghi, alle zucchine o alle carote (queste ultime, come anche peperoni, albicocche, mango, melone, papaia e nespole, sono molto ricche di beta-carotene, che protegge la pelle preparandola all'abbronzatura). I più curiosi possono cimentarsi con pietanze curiose come il Kibbé alle noci.

Oltre che fresca, leggera e gustosa, la dieta vegetariana è pacifica e nonviolenta: risparmia milioni di animali tra capponi, caprette, maialini, vitelli. Le cifre della mattanza di animali sono infatti impressionanti. “In Italia”, sottolineano gli ambientalisti di Gaia, “600 milioni di animali vengono uccisi ogni anno per finire sulle nostre tavole: 570 milioni di polli, 9 milioni di suini, 6 milioni di agnelli, 4 milioni di manzi, 2 di conigli, 2 di vitelli, 3 di pecore e capretti, 500.000 equini. L’alternativa, per di più sana e gustosa, esiste”.

“Mangiare vegetariano, oltre che fresco, è un modo per rimettersi in forma e disintossicarsi da tutte le scorie e le tossine accumulate. La dieta vegetariana è ricca di vitamine, sali minerali e fibre e aiuta l'organismo a disintossicarsi”, conclude Meyer.

C’è, poi, l’aspetto ambientale. L'industria mondiale delle carni si è divorata fino al 40 per cento delle terre coltivabili del pianeta e ha trangugiato ingenti quantità di riserve di carburanti fossili affinché un'esigua percentuale della popolazione terrestre possa banchettare con gli alimenti più in alto nella catena alimentare globale mentre centinaia di milioni di altri esseri umani si trovano a dover far fronte a malnutrizione, carestia e morte. E ancora: la carne (ottenuta da bovini cresciuti a mangimi) che portiamo in tavola è la seconda più importante causa del cambiamento del clima. Dagli studi della Fao risulta che il bestiame produce il 18 per cento delle emissioni di gas serra, ovvero complessivamente più di tutti i mezzi di trasporto.

Le succulente ricette vegetariane, biologiche (ma anche vegan e biodinamiche), possono essere facilmente scaricate gratuitamente dal sito www.gaiaitalia.it.

clydedi Edgar Meyer

La valigia è pronta: ci sono i giochini, il tiraunghie, i croccantini, le scatolette preferite, la cuccia morbida, la cassettina, e poi il collarino antiparassitario, spazzola, pettine e un guinzaglietto per andare a spasso. Micio si prepara a una splendida vacanza con la sua famiglia, alla scoperta di un mondo tutto nuovo lontano dalle costrizioni cittadine. Ma c’è un problema: il viaggio in macchina. Un momento stressante che può diventare addirittura insopportabile per il compagno felino di casa. Non solo per le ore trascorse nell’odiato trasportino, ma anche per il fastidio stesso che il trasporto in auto può causare a uno stomaco tanto sopraffino quanto delicato quale è quello del gatto. Un’antipatia, quella per il trasporto su ruote, che certo Micio non nasconde e che manifesta con tentativi di fuga, miagolii incessanti e, non di rado, nausea e vomito.
All’origine di questo disagio c’è la naturale avversità del gatto per il luoghi che non siano famigliari (come può essere una nuova casa) e il costante desiderio di libertà e autonomia che, chiaramente, il trasportino non concede. A questo si aggiunge però un problema fisico in senso stretto: la continua oscillazione dell’auto provoca la chinetosi, meglio nota semplicemente come “mal d’auto”.

I consigli per prepararlo al viaggio
Per abituare Micio a familiarizzare con l’automobile può essere utile effettuare alcuni “viaggi-prova” piuttosto brevi allungando progressivamente i tempi del percorso. Si può iniziare semplicemente facendo conoscere al gatto l’ambiente all’interno dell’auto rimanendo fermi e tenendolo chiuso nel trasportino. Quest’ultimo sarà sicuramente visto con meno diffidenza se coperto e quindi considerato come un riparo dal mondo esterno e, magari, attrezzato con giochini vari (evitare prodotti masticabili che invece potrebbero creare problemi di digestione) in grado di distrarlo dal viaggio.
Al pari delle persone e dei cani, inoltre, anche il gatto soffre maggiormente l’auto se viene collocato sul sedile posteriore: lasciarlo all’interno del trasportino (fondamentale per ragioni di sicurezza come prevede l’articolo 169 del codice della strada) sul sedile accanto a quello di chi guida – anche in braccio al passeggero – può consentire di affrontare i primi piccoli viaggi in modo che si abitui al mezzo (attenzione alle manovra brusche! Ha un senso dell’equilibrio molto sviluppato). Gattini cuccioli che imparano da piccoli a viaggiare in macchina con il passare degli anni avranno sempre meno problemi fino al punto di superarli completamente.

Cinque mosse vincenti
Alcuni piccoli accorgimenti seguiti attentamente prima della partenza garantiscono un viaggio sereno sia per il proprietario che per il proprio compagno a quattro zampe.
1. Lasciare sempre a digiuno il gatto per le 6-8 ore che precedono il viaggio. Se il tempo passato in macchina è molto lungo, si possono dare piccoli pasti con cibo secco, preferibile sia per praticità che per minore possibilità di deterioramento a causa di sbalzi di temperature.
2. Dare anche poca acqua sia prima della partenza che durante il percorso stesso, anche se fare bere (poco) ma spesso è fondamentale soprattutto nei periodi molto caldi
3. Bagnare occasionalmente il muso e la fronte di Micio per rinfrescarlo
4. Fare soste frequenti liberando (con le dovute precauzioni: sicuramente tenterà di scappare da quella situazione decisamente poco gradita!) se possibile il gatto dal trasportino e facendogli prendere un po’ d’aria
5. Per tutta la durata del viaggio l’auto deve essere ben areata per evitare colpi di calore, ma senza esagerare per il rischio, opposto, di colpi d’aria.
Grazie a queste precauzioni (e con un po’ di pazienza) il viaggio in compagnia di Micio sarà davvero l’inizio della vacanza.

L’aiuto del veterinario
In alcuni casi, però, con gatti particolarmente delicati, ansiogeni o difficilmente gestibili, neppure i cinque accorgimenti appena citati sono sufficienti. L’aiuto del veterinario, diventa, a questo punto indispensabile per aiutare il gatto a superare il disagio in macchina. Prima di passare a tranquillanti, antiemetici o, comunque, prodotti farmacologici (che vanno sempre somministrati dietro prescrizione del medico veterinario, il quale dovrà consigliare anche il tipo e il dosaggio) si può ricorrere a qualche metodo naturale. Ad esempio è possibile somministrare rimedi omeopatici antinausea (come il Coccolus 7 o 9 CH in granuli, da sciogliere nell’acqua e fornire in piccole dosi mezz’ora prima di partire e all’occorrenza durante il viaggio) oppure Fiori di Bach come il Rescue Remedy, un composto di vari fiori che ha un effetto tranquillizzante e rassicurante per i gatti agitati che non tollerano lo stress del trasportino e dell’auto. A quest’ultimo può essere associato, oppure scelto in alternativa, uno spray ai feromoni (facilmente reperibile in commercio) che viene spruzzato direttamente nella gabbietta e aiuta a rilassare. Infine se tutto questo non dovesse bastare e Micio iniziasse a manifestare irrequietezza, respirazione accelerata, salivazione eccessiva, rigurgito e vomito (tutti sintomi della già nota chinetosi – o mal d’auto, di mare o d’aria - dovuta magari più a fattori psicologici che propriamente fisici) è possibile farsi consigliare dal veterinario blandi farmaci specifici, simili a quelli umani (ma diversi!), contro la nausea e l’agitazione. Da somministrare sempre dietro prescrizione e controllo del medico anche per il rischio di eventuali intolleranze.

randagio01g-300x226Da La Voce di Manduria

MANDURIA - «E’ in atto in tutto il territorio di Manduria come in altre aree della Puglia insensibili al randagismo, una vera e propria strage di cani e gatti che muoiono di sete e per il caldo torrido di questi giorni». Una strage silenziosa che non crea allarme perché quando muore un randagio non c’è nessuno che ne denuncia la scomparsa.  L'allarme è dell’animalista manduriana Luigia Parco, presidente locale dell’associazione onlus Gaia che punta il dito contro l'«insensibilità» della pubblica amministrazione «che già in altre occasioni ha dimostrato di tenere molto poco al problema». «In tutto il territorio - dice Parco - non esiste un servizio pubblico gestito da Asl o comune finalizzato alla fornitura di acqua agli animali che con questo caldo soffrono come e più gli esseri umani». Calcola la presidente Parco che i circa trecento randagi (quelli censiti ma ce ne sarebbero molti di più, ammette la stessa), i cani randagi muoiono di sete nella misura di almeno dieci al giorno. «Il cibo bene o male riescono a trovarlo attraverso la caccia di altri animali o nei rifiuti urbani, ma l’acqua per loro è un problema reperirla soprattutto nelle periferie». Molto fanno le varie associazioni animaliste ma non è abbastanza. «In altri comuni del Nord Italia - continua Parco - esistono degli abbeveratoi per i randagi o per i cani di quartiere mentre qui da noi si pensa di rinchiuderli nei maxi canili da 400 posti nonostante una legge regionale ne limiti la capienza a duecento».