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Indice articolo
Turismo eco-consapevole.
Filippine
Spagna
Italia
Cina
Birmania
Maldive
Messico
Norvegia e Giappone
Malindi, Kenya, anzi Italia
Tibet, ancora CinaTibet, ancora Cina
Siberia, Russia, ex URSS
Indonesia
Thailandia e Brasile
Canada
Nabibia e Sud Africa
Riproduzione auspicata...
Tutte le pagine

L'Associazione Gaia Animali & Ambiente onlus, con il contributo determinante degli amici di "Stampa Alternativa", di Fabrizio Carbone, di AGA ha allestito questo breve opuscolo utile alla riflessione di chi medita un viaggio, una vacanza, una esplorazione di nuove mete e terre sconosciute.
Il turismo consapevole aiutera' molti paesi ad uscire dalla miseria, molte famiglie a sopravvivere, la natura e gli animali ad essere protetti e tutelati. Facciamolo con intelligenza e saggezza. Il nostro modesto contributo alla riflessione dei "turisti intelligenti" e' questo breve vademecum...
Perché non si debba mai piu' sentire parlare di "turismo sessuale", "turismo venatorio", "turismo predatorio", "turismo mordi e fuggi", ma solo di "turismo".

Dopo 10 anni in cui la nostra scelta e' stata quella di improvvisare "blitz" all'interno della B.I.T. a base di volantinaggi, salsa di pomodoro e proteste agli stand di Spagna, Norvegia, Messico, Goenlandia, Brasile, Sud Africa, Cina, abbiamo deciso per gli anni a venire di dimostrare buon senso e "moderazione".

Speriamo serva e dia dei risultati: dipende soltanto da Voi.
La lista dei paesi sui quali riflettere attentamente e' parziale e molto succinta.
Sara' necessario, ovviamente, un lavoro di approfondimento ed aggiornamento.
Filippine.
Milioni di esemplari di cani vengono uccisi per l'alimentazione umana nei paesi asiatici, tra cui la Cina, il Viet-nam, la Corea e soprattutto le Filippine. Nelle Filippine, come testimoniano i filmati e le foto di denuncia di "Amo gli Animali", di "Gaia" ed "Human Society", i cani randagi vengono catturati per strada, viene loro immobilizzato il muso in una lattina di metallo e vengono legate le zampe dietro la schiena.
I cani vengono venduti in queste condizioni nei mercati cittadini e di paese e vengono bolliti vivi perché così "la carne risulta piu' tenera" (un sistema molto simile al nostrano ribollire l'aragosta viva).
Alcuni anni fa il governo cinese ha ordinato ai suoi sudditi di ammazzare tutti i cani, randagi e di proprieta' per "non sprecare risorse alimentari destinate all'uomo" (e' questa l'economia di mercato del colosso asiatico?).

Spagna.
Le corride rappresentano da sempre la ragione del disappunto degli ambientalisti di tutto il mondo verso la Spagna.
Purtroppo non di sole corride muoiono straziati tori e vitelli, bensì anche delle cosiddette "Fiestas", come quelle di san Firmino, dove torelli poco piu' che lattanti vengono torturati a morte con palle infuocate incastrate sulle corna, peperoncini nell'ano, cotone nelle narici, bevute di alcool, somministrazione di droghe e menomazioni varie.
Gli animali vengono poi liberati per le strade della cittadina per essere derisi, maltrattati ed infiocinati da una folla urlante e ubriaca.
La corrida e le "Fiestas" non hanno solo una ragione tradizionale e popolare. Una vera ragione per cui queste atrocita' ancora si svolgono e' che i turisti, principalmente gli italiani, le foraggiano, assistendo a pagamento agli "spettacoli".
L'altra ragione e' che le corride sono sostenute dalla lobby dei latifondisti e degli allevatori molto forti in Spagna.
Inoltre la Spagna non e' il solo paese dove l'incivile e sanguinoso spettacolo viene praticato. Arene nel mondo: 450 Paesi che praticano la corrida: Spagna, Messico, Venezuela, Peru', Colombia, Ecuador, Bolivia, Francia meridionale, Portogallo.
Corride spagnole in un anno: 1000.
Tori uccisi nelle corride spagnole in un anno: 4500.
Cavalli morti durante le corride in un anno: 200

Italia
Nel nostro paese, in alcune localita' si svolgono feste e sagre paesane che comportano strazio, maltrattamento ed uccisione per divertimento di animali.
Segnaliamo i comuni che ancora praticano queste incivili usanze e gli animali vittime delle "feste".
Ecco un elenco non esaustivo dei luoghi dove si svolgono queste "feste", nel corso delle quali vengono maltrattati, torturati o uccisi degli animali:
Asini: Abano Terme (Padova) - Alba (Cuneo) - Alfero (Forlì) - Asti - Borgomanero (Novara) - Caliano (Avellino) - Fagagna (Udine) - La Tonda (Viterbo) - Marano Ticino (Novara) - Mezzana Bigli (Pavia) - Moncalvo (Asti) - Montemignaio (Arezzo) - Mornese (Alessandria) - Palo del Colle (Bari) - Parma - Ponzano Monferrato (Alessandria) - Querceta (Lucca) - Torrita di Siena (Siena) - Trebisacce (Cosenza) - Vallinfreda (Roma) - Venafro (Isernia)
Buoi, vacche e vitelli: Aosta - Asigliano Vercellese (Vercelli) - Calatabiano (Catania) - Caresana (Vercelli) - Chieuti (Foggia) - Guasila (Cagliari) - Issime (Aosta) - Loreto Aprutino (Pescara) - Mirabella Eclano (Avellino) - Oriolo Romano (Viterbo) - San Martino in Pensilis (Campobasso) - Tarquinia (Viterbo) - Ururi (Campobasso) Cani: Brunico (Bolzano)
Capre: Revigliasco d'Asti (Asti) Cavalli: Acqui Terme (Alessandria) - Bagnoregio (Viterbo) - Buti (Pisa) - Calatabiano (Catania) - Castiglion Fiorentino (Arezzo) - Collepasso (Lecce) - Cutrofiano (Lecce) - Ferrara - Ferroce (Asti) - Fonni (Nuoro) - Impruneta (Firenze) - Legnano (Milano) - Merano (Bolzano) - Montenero Valcocchiara (Isernia) - Orgosolo (Nuoro) - Oria (Brindisi) - Oristano - Orvieto Scalo (Terni) - Ovodda (Nuoro) - Ponte Nossa (Bergamo) - Ronciglione (Viterbo) - Sarteano (Siena) - Sassari - Sedilo (Oristano) - Siena - Trebisacce (Cosenza) - Velletri (Roma) - Verduno (Cuneo)
Galli e galline: Pagani (Salerno) - Roccavivara (Campobasso)
Maiali: Cilavegna (Pavia) - Noceto (Parma) - Trequanda (Siena) - Vallinfreda (Roma) Oche: Lacciarella (Milano) - Tossignano (Bologna) Pecore:Senales(Bolzano) Rane: Fermignano (Pesaro) - Teramo
Serpenti: Cocullo (L'Aquila) - Pretoro (Chieti). (Attenzione: per fortuna, alcune amministrazioni comunali si rendono conto di quanto certe manifestazioni possano nuocere all'immagine della loro città ed alcune delle sagre citate potrebbero essere state abolite).
Nel belpaese delle "eco mafie", degli abusi edilizi, degli scempi del territorio, la malavita organizzata gestisce e lucra anche con i combattimenti tra cani (spesso pit-bull, corsi, dogo, bull-mastiff e ban-dog) e relative scommesse clandestine.
Spesso amministratori e forze dell'ordine conoscono gli organizzatori e sanno dove si svolgono i combattimenti.
In alcuni casi prevale il disinteresse, in altri un senso di impotenza dovuto ad una legge che non c'e', a norme troppo blande e permissive verso questi criminali.
Il giro di scommesse in Italia e' da 1000 miliardi a 5000 miliardi l'anno (stima per il 2001; cioe', circa 2,5 miliardi di €), con 5000 cani straziati ed uccisi nelle arene clandestine, puntate da 500 mila a 10 milioni di lire e un guadagno per i proprietari da 80 a 100 milioni di lire a combattimento.

Cina.
La costante violazione dei diritti umani, civili e politici in Cina e' ampiamente dibattuta e nota.
Da quando questo immenso paese ha aperto le proprie frontiere ai mercati occidentali ed all'invasione del libero mercato, i paesi occidentali sono diventati molto piu' benevoli e tolleranti.
Tollerano, o meglio ignorano, l'occupazione militare in Tibet, la pena di morte, la sistematica incarcerazione e fucilazione dei dissidenti politici e religiosi al regime dittatoriale cinese. Questa e' la "real politik" che ci fa rabbrividire: la logica per cui un sanguinario dittatore diventa "onesto imprenditore" quando ci fai affari.
Ma soffermiamoci su un aspetto meno noto delle macro violazioni: quello delle pellicce di cane e di gatto. irca 2 milioni di cani e gatti randagi ogni anno vengono accalappiati in Cina e Filippine primi, scuoiati vivi e la loro pelliccia utilizzata per rivestire giocattoli, per rifiniture e dettagli dell'industria della pelletteria e dell'abbigliamento italiana ed europea.

L'Italia e' tra i principali importatori di pelli e pellicce di cane e di gatto dai paesi asiatici (e di cuccioli di foca da Canada, Alaska e Groenlandia). La denuncia, corredata dai dati Istat, e' contenuta in filmati e foto divulgate da "Gaia" e da "Amo gli Animali" a marzo del 2000.
E gli squali? Ne vengono uccisi 100 milioni all'anno, soprattutto per la carne delle pinne con cui i cinesi fanno una zuppa di cui molti sono ghiotti. Il resto del corpo e' talmente di scarso valore commerciale che parecchi pescherecci seguono una pratica denominata finning: catturano i pescecani, li mutilano delle pinne e li rigettano in mare, dove li attende una morte lenta e assurda. Nel 1988, solo negli Stati Uniti sono state importate quasi 6000 tonnellate di pinne di squalo.

Birmania.
E' uno dei paesi piu' poveri del mondo con un reddito procapite di 400 mila lire annue. Nel paese vige la legge marziale; la costituzione e' stata sospesa da quando vinse le elezioni la Lega Nazionale per la Democrazia, guidata dal premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi.
Dal 1996 il regime militare e del terrore birmano ha inaugurato l'era del turismo di massa, deportando migliaia di persone dal Pegan e costruendo villaggi e alberghi.
Il "Parco Nazionale dell'Isola Lampi" e le strutture di ricezione turistica sono costati il lavoro forzato in regime di schiavitu' di 150 residenti in aggiunta a 400 prigionieri politici birmani.
La "riserva naturale" di Myinmoletkat e' costato il trasferimento violento di 80.000 abitanti dell'isola che dovevano far posto allo "sfavillante luccichio naturale" per gli occhi dei turisti occidentali.
La Birmania ha oggi oltre 450 hotel turistici, costruiti sul sangue della popolazione e con i lavori forzati da un regime dittatoriale. Nel 1997 ben 7.342 italiani si recarono in Birmania per viaggio di piacere o di affari.

Maldive.
Le Maldive, isole di sogno, piccole, a pelo d'acqua e con qualche palma messa li' apposta per l'ombra. Isole di nulla, di sabbia madreporica, antichi vulcani metabolizzati dal microplancton di milioni di anni, diventati giardini sommersi cosi' delicati da essere spezzati da una mano, dalla pressione minima di un piede. Giardini cosi' colorati da non credere, così popolati di pesci da svenire. Maldive che rischiano il tracollo finale per una serie di coincidenze impensabili fino a pochi anni fa.
Certo, ci sono problemi con le barriere. "Ma e' tutta colpa del , sa quel fenomeno che ha sconvolto il mondo con uragani e altro...", minimizza l'operatore turistico.
Ecco il primo che ammette qualcosa, finalmente. Ma tirare in ballo , poi. Viene in mente la bella battuta di un ambientalista sudamericano: "No es el Nino, es el Gringo!". Chiaro, no?
Mettere in mezzo un fenomeno naturale che investe, partendo dall'Australia, le coste del Pacifico sudamericano, per giustificare la moria delle madrepore dell'Oceano indiano, e' una balla che non sta in piedi. Ma e' una balla molto in voga.
Perche' l'importante e' sempre parlare di calamita' naturali e mai di guasti prodotti dalla bestialita' umana.
Povere e sfortunate Maldive: tre volte sfortunate: avevano una barriera corallina che era un giardino dell'Eden e sono arrivati i turisti, sempre piu' turisti e hanno cominciato a romperla questa barriera, con le mani, camminandoci sopra con i piedi, spezzando i rami e le concrezioni, portandosi via per ricordo pezzi di carbonato di calcio che perdeva colore dopo un giorno dalla sua morte.
Poi e' arrivato il riscaldamento del pianeta (e quindi anche dell'acqua del mare), dovuto anche all'immissione di miliardi di tonnellate di anidride carbonica e gas in atmosfera ad opera dell'uomo tecnologico. Con il caldo i polipi sono cominciati a morire e le barriere a sbiancarsi.
Terza e ultima sfortuna sara' quella finale: quasi tutti gli atolli dell'arcipelago spariranno sott'acqua con l'innalzamento degli oceani, dovuto allo scioglimento dei ghiacci dei due poli, gia' in atto.
I responsabili del governo del Divehi Jumhurya, questo il nome ufficiale in arabo delle Maldive, paese totalmente musulmano, sono terrorizzati per il futuro dei loro 270 mila connazionali, sparpagliati in appena 298 Km quadrati di superficie emersa, e hanno deciso di innalzare un muro in pietra, cemento e triturato di madrepore, alto due metri, tutt'intorno a Male, la capitale, per salvarla dalla scomparsa.
Ma una gran parte delle quasi mille e duecento tra isole e isolotti svaniranno sott'acqua. Anche perche' il punto piu' alto delle Maldive e' tre metri e mezzo sul livello del mare. Il resto e' a zero.
Quando spariranno? Difficile azzeccare la previsione. Ma non dovrebbero passare molti anni dopo il Duemila. Un tragico finale per un vero paradiso, abbandonato al turismo senza attenzione. Il bello, o il brutto, e' che nessuna organizzazione che ha in mano i villaggi vacanze, i lodge, gli alberghi poggiati nell'acqua o su palafitte, fa minimamente cenno al disastro prossimo venturo.


Messico.
Il Messico e' fin troppo noto per il trattamento che riserva con il suo esercito e le sue squadracce paramilitari alle popolazioni indie. valga per tutte l'esempio del Chiapas. E c'e' anche la salina della Mitsubishi. immaginiamoci un posto del pianeta dove le acque di una laguna entrano nel deserto costiero, arido, dardeggiato da un sole cocente. La laguna San Ignacio e' il luogo del delitto. Abbacinante per la sua bellezza, e' questo uno dei tanti uncivilised places dove inoltrarsi con una 4x4 costruita dalle sapienti mani di operai sud coreani sottopagati?
Peggio, molto peggio perche' la jeeppona non c'entra nulla. Questa laguna sta per diventare la piu' grande salina del mondo, grazie alla Mitsubishi che, pochi lo sanno, e' avida di sale come nessuno in Asia. Sale per scopi industriali, non per cuocere al meglio gli spaghetti. Sale per tutte quelle operazioni di chimica industriale che succhiano acqua dalle falde e la restituiscono tossica e fortemente inquinata.
La Mitsubishi, tra le tante cose, ha anche il predominio del sale industriale in Giappone. Fornisce il cinquanta per cento del fabbisogno a tutte le industrie. Ma non gli basta: sa che l'Asia sta esplodendo economicamente Vuole sale in quantità immense e ha spedito nei mondi della miseria e del sottosviluppo emissari che trovassero il luogo piu' adatto. E questi funzionari giapponesi, occhialuti ed efficienti, hanno riferito che meglio della laguna San Ignacio, Baja California. Perche'? Ma perche' la laguna e' in Messico e in questo straordinario paese al peperoncino la corruzione dilaga tra governanti e amministratori come in pochi altri stati del mondo.
Ecco allora che gli uomini della Mitsubishi propongono il business ai messicani. E loro dicono di si', che la salina si puo' fare. Anche se, combinazione, si trova in un ambiente naturale unico, protetto dalla legge come parco e consacrato dall'Unesco come patrimonio mondiale dell'umanita'.
La laguna infatti e' uno dei pochissimi luoghi della costa del Pacifico dove si riproduce la balena grigia, l'unica tra questi mammiferi giganti capace di vivere e mangiare sul fondo di acque relativamente basse e sabbiose.
La laguna San Ignacio e' al centro di una serie di aree protette che vanno sotto il nome di riserva della biosfera El Vizcaino.
Ha il marchio di qualita' dell'Unesco che l'ha inserita nel novero dei monumenti naturali definiti "patrimonio dell'umanita'". Ma allora come e' possibile che, per fare una salina, si possano violare leggi e andare contro la salvaguardia dell'ambiente, voluta e sancita dallo stesso governo messicano? Come e' possibile che la Mitsubishi si sia imbarcata in un'avventura che le fara' perdere la faccia davanti a tutto il mondo?

Norvegia e Giappone.
La stagione di caccia alle balene si e' chiusa il primo agosto. Per i norvegesi che amano sparare alle balene e' stato un anno no. Ci si sono messi di mezzo il tempo, bruttissimo, e Greenpeace, bravissimi, a dar fastidio agli arpionatori. Sta di fatto che, alla data ufficiale di chiusura, con la precisione che distingue gli scandinavi, sono stati resi noti i dati.
I circa 200 balenieri, che hanno le loro basi nelle splendide isole Lofoten, erano riusciti a uccidere "appena" 589 minke whales, purtroppo per loro molto lontani dalla quota di 753, assegnata dalle autorità norvegesi.
L'anno scorso le cose erano andate meglio per i vichinghi e peggio per le balene: 625 uccise su una quota di 671.
Questi i dati ufficiali che le autorità hanno divulgato senza alcuna paura di reazioni da parte degli ambientalisti. Il tempo e' stato favorevole alle balene hanno titolato i giornali delle Lofoten, Gli avvistamenti sono stati difficili, quasi impossibili. Cosi' il disastro per i balenieri e' stato il mare sempre mosso, la nebbia, la pioggia, il vento.
Tutto e' andato per il verso giusto a favore delle balene, al punto che nel mese di maggio, il migliore per sparare con il cannoncino di prua a questi inoffensivi cetacei, le balene uccise sono state 77, rispetto alle 274 del 1998. Le fredde cifre e le statistiche rese note non parlano delle sofferenze dei cetacei che hanno un cuore, polmoni e cervello come noi, perche' sono mammiferi come noi, ma in piu' sono perfette macchine navali, in grado di mantenere rotte anche in piena tempesta, di muoversi con estrema facilita' e fuggire dai pericoli a 30 chilometri all'ora. Finendo poi per nuotare per migliaia di chilometri, dai luoghi di svernamento a quelli di riproduzione. i biologi marini calcolano che i norvegesi dai primi anni '20 al 1975 hanno ucciso oltre 66.000 balenottere minori.
La Balaenoptera acutorostrata, che in Italia si chiama balenottera minore viene uccisa per preparare disgustosi piatti di sushi, pesce crudo, che nei ristoranti giapponesi raggiungono cifre astronomiche, a portata.
Si calcola che, al netto, la carne di balena costi al cliente di un buon locale giapponese, piu' di un milione al chilo. Il Giappone, come la Norvegia, e' tra i paesi che, in seno alla Commissione Internazionale Baleniera, ha sempre giocato un ruolo di pressing eccezionale per dare il via libera agli arpioni ed alle baleniere.
Quest'anno, nel luglio 2001, i giapponesi hanno usato ogni mezzo per fare pressione sull'IWC. Hanno perfino diramato uno studio scientifico secondo cui e' necessario abbattere ulteriori quote di migliaia di balene perche'... mangiano troppo plancton.

Malindi, Kenya, anzi Italia.
Le coste kenyane sono luoghi suggestivi. Le nostre agenzie di viaggio le conoscono cosi' bene che le pubblicizzano come giardini dell'Eden non solo per passarci le vacanze invernali, ma per specularci sopra, comprando villette e microappartamenti sul bordo dell'oceano, per poche lire. Malindi, uno spaccato di Italia all'estero, per quella gente che si dichiara malata di Africa nera e che in realta' razzista e volgare, e si oppone alle poche speranze di cambiamento di un continente che agonizza per Aids (quasi 21 milioni di contagiati nel 1997), che esplode per aumento della popolazione, che ha ben poco futuro davanti a se'.
La realta' di questo "paradiso turistico"? Eccola: Il prodotto nazionale lordo a persona e' di 280 dollari americani all'anno
Molto meno di un dollaro al giorno.
Malindi si vende bene ai turisti che non sanno.
Malindi, zona di malaria endemica. La zanzarina che la trasmette agli umani se la spassa tra bungalow e villette, depone le uova nelle piscine, ovunque ci sia acqua stagnante. Quindi la malaria e' il primo fattore deterrente per chi voglia scegliersi una vacanza sul posto.
Mare e pesci, safari e leoni. E, a proposito di safari, in genere le agenzie di viaggi non fanno neppure un cenno sul fatto che quasi tutti i piu' bei lodge e i piu' bei parchi non sono in Kenya, ma in Tanzania. E che i safari sono lunghe ed estenuanti corse tra buche e piste di polvere rossa da un parco nazionale all'altro. Perche' fuori dalle aree protette non c'e' piu' nessun animale che corra con le proprie gambe o uccello che voli con le proprie ali. Nei "Parchi africani" ci sono, in sostanza, animali "finti" messi li' apposta per i turisti.
E' proprio da Malindi, dalla Tanzania, dall'Etiopia, dai paesi del Centrafrica che i turisti italiani portano in patria "piccoli ricordini" di avorio e pelle, costata la vita ad elefanti, felini, serpenti e animali in via di estinzione.
E' dall'Africa che arrivano, nei modi piu' impensabili e rocamboleschi, centinaia di migliaia di animali protetti vivi per i mercati, per i negozi, per gli appartamenti dei deficienti, animali destinati ben presto all'abbandono.
Chi viene sorpreso alla frontiera europea con oggetti e monili, parti di animali o animali vivi protetti dalla CITES rischia il carcere: ne vale la pena?

Tibet, ancora Cina.
I chiru un tempo erano comuni negli altipiani: oggi invece sono oggetto di desiderio per colpa soprattutto del sottopelo che gli cresce d'inverno a proteggere la gola, il petto e la pancia.
Per sopportare infatti i rigidi inverni a meno 40 gradi, i chiru producono una peluria morbidissima e sottile piu' di ogni altra, ma al tempo stesso calda come una termocoperta.
Per avere quella peluria con cui tessere scialli sublimi gli animali non possono essere catturati e tosati perche' morirebbero di freddo. Neppure possono essere allevati perche' non si riproducono in cattivita'. Per avere quel pelo devono per forza essere uccisi. Shahtoosh e' il nome di questa protezione naturale. Parola sublime, che in indiano vuol dire "re delle lane"; lo conoscevano dal medioevo le donne del Kashmir, maestre del filare sottilissimo. Erano i cacciatori tibetani che vivevano nomadi a cinquemila metri d'altezza che portavano con loro i chiru morti quando scendevano a valle. Con gli yak, i buoi selvatici dalle grandi corna e dal fittissimo pelame, i tibetani trasportavano le pelli dei chiru, insieme alle corna che, per la medicina tradizionale cinese, avevano il solito effetto afrodisiaco, mai provato e mai tanto devastante per gli animali di questa parte del mondo. Raschiando il sottopelo invernale le donne del Kashmir raccoglievano una lana regale, lo shahtoosh. Confezionavano così scialli preziosi e dal color beige chiaro.
Lo shahtoosh arrivo' in Europa e conquisto' il bel mondo che lo sfoggiava al collo. Uomini e donne lo portavano come segno di distinzione, come status symbol, per recarsi a teatro, d'inverno.
Fine prossima del chiru, raro incrocio tibetano tra una pecora ed una capra.

Siberia, Russia, ex URSS.
Siberia sterminata, sventrata e inquinata da megaimpianti minerari, segherie-cartiere lunghe decine di chilometri come quella di Ust-Ilimsk dove si triturano tre milioni e mezzo di metri cubi di alberi all'anno, pozzi petroliferi a depurazione zero.
E' qui, soprattutto intorno all'inquinatissimo lago Baikal dove ancora oggi sopravvive una foca di acqua dolce (una delle tre specie al mondo), che partirono i primi movimenti ecologisti sovietici, combattuti prima e poi accettati dalla glasnost gorbacioviana. é proprio a Irkutsk che mosse i primi vagiti di ambientalista lo scrittore Valentin Rasputin.
Qui infatti c'era la piu' grande foresta del mondo, la taiga (pino silvestre, betulla e abete artico insieme), vasta il doppio della foresta pluviale amazzonica, il 25 per cento di tutte le foreste del mondo. Partiva dalla Scandinavia e arrivava a Vladivostock.
Qui tutt'oggi si catturano con trappole a ganascia ed a tagliola per le pelliccerie italiane e di mezzo mondo i candidi ermellini, le grosse martore, le maculate linci e i fantastici scoiattoli volanti, capaci di discendere, con il loro paracadute di pelo, dalla cima delle piu' alte betulle fino a terra. Non mancano nel carniere rarissimi zibellini selvatici, i visoni dal pelo scurissimo, i grandi castori fabbricatori di dighe perfette.
Al danno alla fauna e' arrivato di pari passo quello ambientale. Milioni di ettari sono stati disboscati per raddoppiare la Transiberiana, allargarla e fare strade di penetrazione forestale. Citta' di cemento, grigie e lugubri, sono state costruite su palafitte, all'interno di paludi, un tempo regno delle gru, dei cigni, delle oche selvatiche.
Perche' la storia in fondo e' racchiusa anche nel nome: Siberia, agghiacciante parola di sette lettere.
Luogo di massacri e di campi di concentramento per oppositori ai regimi zarista prima e sovietico poi.
Poteva un luogo come questo interessare a qualcuno per la sua parte naturalistica, per il paesaggio, per la varieta' e la quantita' di popolazioni autoctone, cariche ognuna di cultura, linguaggio, tradizione, arte, folclore?
Qui si sono fatte esplosioni nucleari sopra e sottoterra, sono state sventrate montagne, deviati fiumi, cancellati popoli, deportate persone. Si sa con esattezza quanti miliardi di metri cubi sono stati sgretolati via, quanti milioni di ettari di foreste sono stati tagliati, quante miniere a cielo aperto sono state individuate e sbancate, quante gallerie scavate, quanto petrolio e metano succhiati, allagando di idrocarburi paludi e laghi, fiumi e praterie. Alla fine dei giochi prima l'Urss e poi la Russia non hanno ricevuto nessun giovamento in cambio di questo sperpero di risorse non rinnovabili. Il paese oggi e' a pezzi, sfiancato economicamente.
E questo nonostante sia stato portato via dalle viscere della Siberia un patrimonio incalcolabile: uranio, diamanti, oro, manganese, argento, nichel, petrolio, metano, legname pregiato in quantita' spropositate.

Indonesia
Ricordate gli incendi della fine del '97, quando fette intere del Borneo e dell'Indonesia andavano in fumo? Erano i tempi felici del grande boom economico di un paese violento e cresciuto nella violenza, un paese senza democrazia e governato nel terrore: l'Indonesia. Un paese che, nel tempo, si e' impossessato di un pezzo del Borneo, di Timor e di altre isole dell'arcipelago fino a lambire la citta' stato di Singapore.
L'Indonesia e' il primo paese responsabile di una delle piu' grandi tragedia ecologiche del Novecento, quella che ha impedito per mesi la vita normale di intere regioni dell'Asia tropicale. L'orango ha i grandi occhi sgranati, atterriti. Le braccia contratte nel tentativo di stringere un corpo che non c'e'. Arrivano così, dentro scatole di cartone, ustionati, in fin di vita. Sono piccoli esseri tremanti, raccolti a terra tra le fiamme e salvati dalla pieta' di pochi uomini volenterosi.
Giunti al limite fisico della sopravvivenza, gridano e si lamentano.
Non solo per le ferite che torturano la pelle, ma anche perche' sono rimasti soli. Le madri sono morte negli incendi che stanno devastando le foreste pluviali primarie del Borneo, l'isola del tropico asiatico, divisa tra Malaysia, Brunei e Indonesia, appena cento anni fa una distesa sterminata e una lussureggiante oasi verde. I piccoli di orangutan, in lingua malese "popolo della foresta", arrivano a decine ogni settimana nel centro di Vanariset.
E' partito l'assalto finale alle foreste da parte della grandi compagnie del legname pregiato e dei latifondisti agrari. é la bolgia infernale del Kalimantan: migliaia di focolai vengono accesi di continuo in una foresta pluviale dove non piove da mesi. Qui vengono portati via i grandi alberi del legname pregiato, appena il dieci per cento del totale. Tutti gli altri, sradicati, bruciano come cerini. Gli orangutan fuggono dagli incendi, si spostano da un albero all'altro rimanendo nella canopea, la parte alta della foresta pluviale, a venti metri d'altezza.
Le foreste pluviali del Borneo, dell'Africa, dell'Amazzonia muoiono e con loro scompaiono gli ultimi "polmoni" del pianeta perché i consumatori italiani ed occidentali hanno l'abitudine di acquistare mobili da giardino, da interno e parquet di legno tropicale; belli resistenti, duri, compatti e... assassini.
Africa pluviale-Mobilifici italiani (Foppa Pedretti, Lepeyre, Unopiu', Duepiu'...) L'Italia consuma l'Africa, il suo legno, le sue foreste e dunque il suo futuro. Pero' poi si lamenta per l'arrivo "incontrollato" di africani "clandestini" alle sue frontiere. Vediamo quanta Africa viene consumata dall'Italia ogni anno.
Legname di foresta tropicale importato ogni anno dal Gabon: 45.327 m3. Trasformato in listelli di parquet spessi due centimetri, calcolando gli scarti di lavorazione, diventa: 1.813.000 m2 pari a 1,81 Km2; equivalente a centocinquanta volte piazza San Marco a Venezia (che misura circa 12.000 m2).
Legname di foresta tropicale importato ogni anno dall'Africa: 809.422 m3. Trasformato in listelli di parquet spessi due centimetri, calcolando gli scarti di lavorazione, diventano: 32.377.000 m2; equivalente alla superficie di Milano (circa 25,5 Km2) piu' il trenta per cento del territorio circostante. Pensateci quando vi infastidite per un africano che vi vuol lavar il vetro dell'auto o insiste per vendervi gli accendini.
Quando arrivate a casa verificate la qualita', l'essenza e la provenienza del vostro parquet e dei vostri mobili.

Thailandia e Brasile (Italia)
-il prezzo di un bambino-
Fongkam Panya ha un viso largo e sorride, seduta accanto ai figli (due bellissime ragazzine e un maschio piu' piccolo) sulla soglia della sua casa fatta di legno e stuoie di canna. Siamo a Dok Kaam Tai, nell'interno della Thailandia; zona di contadini poveri, pochi campi e un po' di artigianato tradizionale come unica fonte di reddito. "Quelli vengono ogni due-tre mesi - dice Fongkam con voce ferma e tranquilla, mentre il marito annuisce - con i loro fuoristrada e gli orologi d'oro al polso, sempre facce diverse, sempre lo stesso discorso. Mi chiedono se voglio vendergli le mie figlie, dicono che le porteranno in città a lavorare, che guadagneranno bene. Offrono molti soldi in anticipo, centinaia di migliaia di baht - e farebbero comodo, per aggiustare il tetto e fare qualche lavoro. Ma io gli ho sempre detto di no - quei soldi non ci cambierebbero la vita. Vedi i vicini, la casa qui di fronte? ne hanno vendute tre, di figlie, a 30.000 baht l'una. Ma loro continuano a essere poveri, i soldi sono finiti subito. E le ragazze, non si sono piu' viste. Una aveva 11 anni appena. Io lo so che lavoro vanno a fare in citta', e' disgustoso. No, non c'e' prezzo per questo, preferisco avere tutta la famiglia qui con me, vedere le bambine crescere. Ho mandato la piu' grande a lavorare alla pompa di benzina qui vicino, guadagna solo 1.500 baht al mese, ma puo' continuare ad andare a scuola."
"Quelli" - i mezzani, i mercanti di carne umana - da anni battono le campagne thailandesi alla ricerca di bambine da avviare alla prostituzione nei locali a luci rosse di Bangkok, di Pattaya e delle altre località turistiche della Thailandia. Perché c'e' un turismo speciale, che viene da queste parti a cercare proprio loro, le bambine e i bambini schiavi dei trafficanti del sesso.
Sono 800.000, secondo alcune stime recenti, i minori vittime della prostituzione in Thailandia, e fra i loro clienti sono molti gli europei (anche italiani).
E il prezzo che i bambini pagano e' altissimo: devastati nel corpo e nell'anima dalle violenze subite, quasi mai riescono a tornare a casa. Poi c'e' il dramma dell'AIDS: da qui a due anni si stima che saranno 40.000 l'anno i nuovi casi di infezione nei bambini, e che ogni anno moriranno di AIDS 20.000 bambini.
Il problema non riguarda solo la Thailandia: in India si stimano in mezzo milione le piccole prostitute, in Brasile, in Sri Lanka e in molti altri paesi la situazione e' gravissima.
Ogni anno, nel mondo, sono milioni i bambini costretti a prostituirsi o ad alimentare l'industria pornografica.

Gli italiani vengono dopo i tedeschi per i viaggi nei paesi poveri alla ricerca di minori e bambini prostituiti; lo rende noto una ricerca di "Terre des Hommes", secondo la quale nel mondo ci sono mezzo milione di pedofili a caccia di prede bambine.
In Brasile, 2 milioni di bambini sotto i 16 anni si prostituiscono, in India tra i 300 ed i 400 mila, in Messico il 6% dei bambini e' in vendita sul mercato del "sesso" . La Thailandia e' tra i paesi che piu' di altri tollera o fa finta di ignorare il fenomeno della prostituzione infantile.
In Italia 54 tour operator hanno aderito alla campagna contro il "turismo sessuale" con bambini. Dal 1998 i "turisti" che violentano l'infanzia nel mondo sono puniti anche dalla legge italiana: la 268/98 prevede, infatti, fino a 12 anni di carcere per chi organizza, vende o promuove viaggi legati allo sfruttamento dei bambini.


Canada

Il Canada e', con la Norvegia e la Groenlandia, il paese che continua impunemente la strage di cuccioli di foca a scopo commerciale, spacciato per "scopo scientifico". Si uccidono i piccoli a colpi di piccone in testa per la loro pelle e pelliccia.
L'Italia e' tra i principali importatori di pelli di cuccioli di foca, destinati ai calzaturifici e all'abbigliamento. Cio' nonostante al Canada piace vendersi nei depliant turistici come paese "amico della natura".
E' un paese di grandi contraddizioni, che mentre riconosce il diritto di proprieta' del suolo ad una nazione indiana indigena nega ad altri le basilari condizioni di vita. Il civilissimo Canada, che ancora uccide foche baby e taglia foreste spettacolari, con una mano compie il nobilissimo gesto di regalare agli Inuit che abitano da sempre il vero grande Nord del mondo le terre dove hanno sempre vissuto e con l'altra mano mette gli Innu, un popolo di cacciatori di caribu' e pescatori di salmoni del Quebec orientale, nelle condizioni di sopravvivenza piu' disperate. A Goose Bay quelle che erano le terre degli Innu sono ora un'enorme base di addestramento per supercaccia bombardieri, quelli intelligenti delle guerre umanitarie e del Cermys. I piloti della Nato passano il loro tempo a volare dieci metri sopra le teste degli Innu, tutti i giorni dell'anno. Col risultato che le donne abortiscono, gli uomini diventano alcolizzati e pazzi, i caribu' sono scappati altrove. Arroganti e volgari, i militari se ne fregano degli Innu.


Namibia e Sud Africa

La Namibia non e' piu' Rhodesia ed il Sud Africa non e' piu' sotto l'odioso dominio dell'apartheid. I primi però continuano indisturbati a massacrare migliaia di otarie (i "Leoni marini") e foche. I piccoli di otaria vengono sterminati a bastonate dai pescatori autorizzati dal Governo perché "disturbano" le attività di pesca, sono cioe' "concorrenti" dei pesci nella catena alimentare. Questi mammiferi marini sono ora a rischio di estinzione.
Il Sud Africa invece prosegue con il massacro delle foche, di cui vengono rivenduti ai giapponesi, tra l'altro, gli organi genitali che, si dice falsamente, sarebbero, "afrodisiaci".

Prima di acquistare il pacchetto turistico ed il biglietto aereo per la prossima destinazione riflettete bene se e' giusto finanziare paesi ed attivita' che comportano un così insostenibile carico di sofferenza e, "BUON VIAGGIO!"


Questo opuscolo e' riproducibile citando la fonte: Gaia, Animali & Ambiente, Milano ed il libro "I coralli sono morti" di Fabrizio Carbone, Edizioni "Stampa Alternativa" 1999. Si ringrazia Giuli Cordara dell'ANCF (Animal & Nature Conservation Fund), l'UNICEF, Carlo e Marina Ripa di Meana e Paola Grassili, Roma.
Questo vademcum del turista consapevole e' a cura di Gaia, Animali & Ambiente, Stampa Alternativa (Edizione curata da Stefano Apuzzo, Marcello Baraghini, Edgar Meyer; editing di Stefano Carnazzi). Riproduzione auspicata...