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Maldive.
Le Maldive, isole di sogno, piccole, a pelo d'acqua e con qualche palma messa li' apposta per l'ombra. Isole di nulla, di sabbia madreporica, antichi vulcani metabolizzati dal microplancton di milioni di anni, diventati giardini sommersi cosi' delicati da essere spezzati da una mano, dalla pressione minima di un piede. Giardini cosi' colorati da non credere, così popolati di pesci da svenire. Maldive che rischiano il tracollo finale per una serie di coincidenze impensabili fino a pochi anni fa.
Certo, ci sono problemi con le barriere. "Ma e' tutta colpa del , sa quel fenomeno che ha sconvolto il mondo con uragani e altro...", minimizza l'operatore turistico.
Ecco il primo che ammette qualcosa, finalmente. Ma tirare in ballo , poi. Viene in mente la bella battuta di un ambientalista sudamericano: "No es el Nino, es el Gringo!". Chiaro, no?
Mettere in mezzo un fenomeno naturale che investe, partendo dall'Australia, le coste del Pacifico sudamericano, per giustificare la moria delle madrepore dell'Oceano indiano, e' una balla che non sta in piedi. Ma e' una balla molto in voga.
Perche' l'importante e' sempre parlare di calamita' naturali e mai di guasti prodotti dalla bestialita' umana.
Povere e sfortunate Maldive: tre volte sfortunate: avevano una barriera corallina che era un giardino dell'Eden e sono arrivati i turisti, sempre piu' turisti e hanno cominciato a romperla questa barriera, con le mani, camminandoci sopra con i piedi, spezzando i rami e le concrezioni, portandosi via per ricordo pezzi di carbonato di calcio che perdeva colore dopo un giorno dalla sua morte.
Poi e' arrivato il riscaldamento del pianeta (e quindi anche dell'acqua del mare), dovuto anche all'immissione di miliardi di tonnellate di anidride carbonica e gas in atmosfera ad opera dell'uomo tecnologico. Con il caldo i polipi sono cominciati a morire e le barriere a sbiancarsi.
Terza e ultima sfortuna sara' quella finale: quasi tutti gli atolli dell'arcipelago spariranno sott'acqua con l'innalzamento degli oceani, dovuto allo scioglimento dei ghiacci dei due poli, gia' in atto.
I responsabili del governo del Divehi Jumhurya, questo il nome ufficiale in arabo delle Maldive, paese totalmente musulmano, sono terrorizzati per il futuro dei loro 270 mila connazionali, sparpagliati in appena 298 Km quadrati di superficie emersa, e hanno deciso di innalzare un muro in pietra, cemento e triturato di madrepore, alto due metri, tutt'intorno a Male, la capitale, per salvarla dalla scomparsa.
Ma una gran parte delle quasi mille e duecento tra isole e isolotti svaniranno sott'acqua. Anche perche' il punto piu' alto delle Maldive e' tre metri e mezzo sul livello del mare. Il resto e' a zero.
Quando spariranno? Difficile azzeccare la previsione. Ma non dovrebbero passare molti anni dopo il Duemila. Un tragico finale per un vero paradiso, abbandonato al turismo senza attenzione. Il bello, o il brutto, e' che nessuna organizzazione che ha in mano i villaggi vacanze, i lodge, gli alberghi poggiati nell'acqua o su palafitte, fa minimamente cenno al disastro prossimo venturo.