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Indice articolo
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Indonesia
Ricordate gli incendi della fine del '97, quando fette intere del Borneo e dell'Indonesia andavano in fumo? Erano i tempi felici del grande boom economico di un paese violento e cresciuto nella violenza, un paese senza democrazia e governato nel terrore: l'Indonesia. Un paese che, nel tempo, si e' impossessato di un pezzo del Borneo, di Timor e di altre isole dell'arcipelago fino a lambire la citta' stato di Singapore.
L'Indonesia e' il primo paese responsabile di una delle piu' grandi tragedia ecologiche del Novecento, quella che ha impedito per mesi la vita normale di intere regioni dell'Asia tropicale. L'orango ha i grandi occhi sgranati, atterriti. Le braccia contratte nel tentativo di stringere un corpo che non c'e'. Arrivano così, dentro scatole di cartone, ustionati, in fin di vita. Sono piccoli esseri tremanti, raccolti a terra tra le fiamme e salvati dalla pieta' di pochi uomini volenterosi.
Giunti al limite fisico della sopravvivenza, gridano e si lamentano.
Non solo per le ferite che torturano la pelle, ma anche perche' sono rimasti soli. Le madri sono morte negli incendi che stanno devastando le foreste pluviali primarie del Borneo, l'isola del tropico asiatico, divisa tra Malaysia, Brunei e Indonesia, appena cento anni fa una distesa sterminata e una lussureggiante oasi verde. I piccoli di orangutan, in lingua malese "popolo della foresta", arrivano a decine ogni settimana nel centro di Vanariset.
E' partito l'assalto finale alle foreste da parte della grandi compagnie del legname pregiato e dei latifondisti agrari. é la bolgia infernale del Kalimantan: migliaia di focolai vengono accesi di continuo in una foresta pluviale dove non piove da mesi. Qui vengono portati via i grandi alberi del legname pregiato, appena il dieci per cento del totale. Tutti gli altri, sradicati, bruciano come cerini. Gli orangutan fuggono dagli incendi, si spostano da un albero all'altro rimanendo nella canopea, la parte alta della foresta pluviale, a venti metri d'altezza.
Le foreste pluviali del Borneo, dell'Africa, dell'Amazzonia muoiono e con loro scompaiono gli ultimi "polmoni" del pianeta perché i consumatori italiani ed occidentali hanno l'abitudine di acquistare mobili da giardino, da interno e parquet di legno tropicale; belli resistenti, duri, compatti e... assassini.
Africa pluviale-Mobilifici italiani (Foppa Pedretti, Lepeyre, Unopiu', Duepiu'...) L'Italia consuma l'Africa, il suo legno, le sue foreste e dunque il suo futuro. Pero' poi si lamenta per l'arrivo "incontrollato" di africani "clandestini" alle sue frontiere. Vediamo quanta Africa viene consumata dall'Italia ogni anno.
Legname di foresta tropicale importato ogni anno dal Gabon: 45.327 m3. Trasformato in listelli di parquet spessi due centimetri, calcolando gli scarti di lavorazione, diventa: 1.813.000 m2 pari a 1,81 Km2; equivalente a centocinquanta volte piazza San Marco a Venezia (che misura circa 12.000 m2).
Legname di foresta tropicale importato ogni anno dall'Africa: 809.422 m3. Trasformato in listelli di parquet spessi due centimetri, calcolando gli scarti di lavorazione, diventano: 32.377.000 m2; equivalente alla superficie di Milano (circa 25,5 Km2) piu' il trenta per cento del territorio circostante. Pensateci quando vi infastidite per un africano che vi vuol lavar il vetro dell'auto o insiste per vendervi gli accendini.
Quando arrivate a casa verificate la qualita', l'essenza e la provenienza del vostro parquet e dei vostri mobili.